Codice: BS1580 |
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Partitura Autore:Martucci Giuseppe Titolo:Sinfonia in Re minore Op.75 A cura di PIETRO SPADA Pagine:170 Editore:Boccaccini & Spada
Organico: OTTAVINO FLAUTO 2 OBOI 2 CLARINETTI 2 FAGOTTI
4 CORNI 2 TROMBE 3 TROMBONI TIMPANI
VIOLINI I VIOLINI II VIOLE VIOLONCELLI CONTRABBASSI
La prima Sinfonia, in re min., di Giuseppe Martucci, fu eseguita alla Società del Quartetto di Milano il 23 Novembre 1895 e rappresentò il debutto del suo Autore in questa forma da lui ancora non usata, che, in seguito, egli affronterà ancora con la sua II Sinfonia. Il lavoro è indubbiamente un'affermazione italiana di portata europea, da parte di un Maestro che ci ha anche lasciato una serie mirabile di trascrizioni per grande orchestra (tra cui il celebre "Notturno", dal pianistico Notturno Op.50, la "Tarantella" Op.44 etc...). L'importanza del lavoro è indubbia solo tenendo presente che, dopo le grandi Sinfonie di Muzio Clementi,(non le 2 Sinfonie Op.18), nate nei primi 30 anni del Secolo XIX, solo Giovanni Sgambati, che sopravvisse di qualche anno a Martucci, tentò, e con notevole successo, questa grande forma strumentale, allora erroneamente detta "germanica" da una parte almeno di una certa cultura italiana un poco provinciale paesana, che non si era ancora resa ben conto che, dopo l'apparizione delle Sinfonie Beethoveniane, seguite dal filone "viennese" di Brahms e Bruckner, che avevano invaso, per così dire, il mondo, in Francia con Saint-Saens, Franck (ed anche in parte con Berlioz), in Cecoslovacchia con Dvorak ed in Russia con Tchaikowsky, Borodin ed altri, ed in Inghilterra con Elgar, la concezione di un grande racconto strumentale che nasce sì dall'immagine Beethoveniana, ma che si diversifica e si tinge di colori ed echi a volte non sempre nazionalistici, si era diffusa ed era stata osmosizzata, per così dire, da molti. Per non parlare poi di Gustav Mahler che aveva germanizzato ed ingigantito la sinfonia Beethoveniana portandola a dimensioni che furono e rimasero di titanica grandezza nella Storia della Musica. E' ovvio che Sgambati, con la sua pregevolissima "Sinfonia" in re maggiore, e con le ancor inedite Sinfonie in mi bem. magg ed in re magg., che si affiancano alle Sinfonie di Martucci, volsero gli occhi a quanto era avvenuto in Europa con Beethoven, ed anche ai casi di Francia con Saint-Saens, Franck e Chausson, ma dettero anch'esse una grande dimostrazione di creatività e di abilità tecnico-professionale del tutto degne di quell'Europa ancora non nata politicamente, ma che aveva dato in tutti i campi un contributo del più alto livello.
Si dovrebbe inoltre ricordare che che Martucci, come Sgambati, si astennero da ogni possibile contaminazione con le scene teatrali (come fece, in senso inverso, Giovanni Pacini con la sua unica Sinfonia "Dante"), ma che il loro linguaggio, certamente internazionale, non è certo scevro di quella immediatezza e di quella emotività latine che sembrano prerogative di una razza.
Qualità ancor più rare oggi, in cui la crescente internazionalizzazione e globalità stanno profondamente annullando le caratteristiche dell'una e dell'altra stirpe. In Martucci il lirismo "Partenopeo", che si esprime al meglio nel commovente "Adagio', si contrappone alla, a volte furente ed infuocata strumentalità che avvicina certamente l'Autore più a Wagner ed anche a Mahler che alla "clartè" gallica, che senza dubbio hanno anche dato, in questo lavoro, i frutti più succosi di un europeismo allora in "fieri", che alcuni grandi menti, quali quelle di Saint- Saens, Elgar o Dvorak sentirono fortemente pulsare. La fortuna dell'opera di Martucci fu incerta. Il Maestro, che non visse a lungo, ebbe la fortuna di essere stimato ed amato dal giovane Toscanini, che, nella sua lunga vita ed anche nel periodo del suo esilio statunitense, non cessò mai di continuare a riproporre e diffondere l'opera dell'amico di gioventù.
A Toscanini dobbiamo infatti la possibilità di poter ascoltare ancora, anche se ovviamente datate per ragioni di tecnica di registrazione, delle esecuzioni tanto più valide per essere certamente d'epoca. Ed è doveroso ricordare la registrazione moderna, con la Philharmonia Orchestra di Londra, di tutto il Martucci Sinfonico diretto da Francesco D'Avalos, e le esecuzioni di Riccardo Muti con l'Orchestra della Scala di alcuni lavori.
La Sinfonia I di Martucci fu pubblicata da Kistner a Lipsia. Edizione ormai scomparsa nel rogo bellico, qundi più che mai si avverte la necessità di una nuova stampa della completa opera Sinfonica di Martucci tratta in massima parte, dagli autografi conservati nella Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella in Napoli, sia delle Sinfonie, sia dei 2 Concerti per pianoforte, sia delle sue trascrizioni da vari brani di origine pianistica, tra cui il veramente celebre "Notturno", originariamente per la tastiera, e di quell'indubbio capolavoro che è "La Canzone dei Ricordi" che affianca, e di prepotenza, Martucci a Mahler. Martucci rappresenta un momento importante della Storia musicale d'Europa, che andrebbe più diffuso e fatto conoscere, su scala internazionale, come voce "europea" di grande rilievo tra lo spirare del XIX Secolo l'aprirsi del tragico XX Secolo. Secolo da cui noi tutti ci siamo allontanati con orrore e ribrezzo, nella speranza che quei valori, che avevano fatto molte delle grandezze del Secolo XIX, possano trovare nel dimensione di unità attuale, unica nella storia del continente, un maggiore interesse ed ascolto per le grandi voci della cultura di un recente passato, tra cui è, senza alcuna esitazione, anche quella di Giuseppe Martucci
Pietro Spada Pavona 2004
MARTUCCI GIUSEPPE: Figlio del trombettista Gaetano Martucci e di Orsola Martucciello, fu un bambino prodigio: a soli otto anni teneva concerti solistici al pianoforte. Divenne ben presto un pianista apprezzato internazionalmente, allievo di Beniamino Cesi e Paolo Serrao al Conservatorio di Napoli; di lui tesserono le lodi Anton Rubinstein e Franz Liszt. Non meno significativa fu la sua attività di direttore d'orchestra.
La sua fama è anche legata al suo impegno per il rinnovamento della cultura musicale italiana; contribuì notevolmente alla diffusione in Italia delle opere di Ludwig van Beethoven, di Robert Schumann, di Johannes Brahms, di Liszt, di Wagner, di César Franck, Vincent d'Indy, Édouard Lalo e di molti altri musicisti europei.
Nel 1880 fu nominato docente al Conservatorio di Napoli, dal 1886 fu direttore del Conservatorio di Bologna, dove ebbe come allievo prediletto il pianista Guido Alberto Fano, per poi ricoprire la stessa carica nuovamente a Napoli dal 1902; tra i suoi allievi si ricorda in particolare modo Ottorino Respighi.
Martucci fu tra i pochi autori italiani del suo tempo a non comporre opere teatrali, questo per evidente reazione al mondo musicale italiano dell'epoca, ancora orientato in modo quasi esclusivo verso il melodramma; ciononostante, Martucci fu tra gli artefici della prima esecuzione in Italia del Tristano e Isotta di Richard Wagner, avvenuta a Bologna nel 1888.
Alcuni degli oggetti e dei documenti a lui appartenuti sono ora conservati al Museo Provinciale Campano, nella sua cittadina natale.
LA SUA MUSICA: Il suo stile compositivo risente soprattutto della musica romantica centroeuropea, con punti di riferimento principali in Brahms, Schumann e Wagner, ma del resto ciò non gli impedì di sviluppare tematiche personali, più vicine alla cultura popolare italiana. In merito a tale dualismo (sinfonismo nordico e cantabilità latina), appare davvero paradigmatico il famoso Notturno in sol bemolle op. 70 (originariamente per piano, poi orchestrato), nel quale è possibile ravvisare una cantabilità crepuscolare e sensuale (benché controllata), la quale - grazie anche al magnifico timbro degli archi - sembra preannunciare alcune celebri melodie di Mascagni, Puccini e Cilea, nonché certe atmosfere mahleriane.
La sua musica ha trovato uno strenuo sostenitore nel celebre direttore d'orchestra Arturo Toscanini, che spesso eseguì nei suoi programmi concertistici i lavori sinfonici di Martucci. Il compositore Gian Francesco Malipiero, inoltre, dichiarò che fu nella Seconda sinfonia di Martucci che riconobbe l'inizio del rinnovamento della musica non operistica italiana.
Il suo catalogo conta un centinaio scarso di opere, tra cui spiccano l'oratorio Samuel, il romantico ciclo per voce e orchestra La canzone dei ricordi (spesso eseguito negli ultimi anni da Riccardo Muti), due sinfonie, due concerti per pianoforte e orchestra, alcuni brani di musica da camera ed una notevole mole di musica pianistica.
L'intero operato sinfonico di Martucci è stato registrato da Francesco d'Avalos alla direzione della Philharmonia Orchestra.
Disponibilità:
Prezzo: € 330,00
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