Madama Butterfly in full score (Partitura)
Puccini Giacomo
Editore:Ricordi

Tragedia giapponese in due atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
(da John L.Long e David Belasco)
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 17 Febbraio 1904
Nuova edizione riveduta e corretta

Madama Butterfly took wing under turbulent circumstances. The premiere (Milan, Teatro alla Scala, 17 February 1904) was a disaster;
while a second production only months later (Brescia, Teatro Grande, 28 May 1904) was instead a resounding success. In the intervening period the composer had made considerable changes to the score, enough that the result
qualifies as a “second version”. Still other changes were to come, however, as the opera toured in successive productions. The definitive version, which is reflected in this edition, was produced in 1906 at the Opéra Comique in Paris
and published by Ricordi the following year. Puccini thus invested considerable effort into the creation of this his favorite opera — and into shaping the fate of the heroine, herself a manifestation of the extremes of patient waiting and steadfast love. The music is a complete and masterful expression of the pity and disillusionment that surround the figure of
Cio-Cio-San: her absolute but misguided hope, her pathetic pretence in the name of love, her miserable demise.

Madama Butterfly ebbe una nascita tormentata. La prima rappresentazione (Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904) fu un fiasco. La ripresa, di poco successiva (Brescia, Teatro Grande, 28 maggio 1904), raccolse invece un pieno successo. L’autore aveva introdotto nell’opera considerevoli varianti, sino a costituire una vera e propria “seconda versione”. Altri
rimaneggiamenti sono poi attestati in corrispondenza di successive riprese. La
versione definitiva, riprodotta nella presente edizione, venne rappresentata nel 1906 a Parigi (Opéra Comique), e pubblicata da Ricordi l’anno successivo.
Tanta fatica costò a Puccini la sua opera prediletta — e la sorte di Butterfly,
fatta anch’essa di attesa e amore eccessivi. La musica raggiunge la misura di pietà e disincanto che sola può raffigurare l’esistenza di
Cio-Cio-San: la sua speranza assoluta e guasta, la sua patetica finzione di un compimento all’amore, la sua misera fine.

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